L’estremità meridionale del continente americano è una delle aree meno popolate e più affascinanti del nostro pianeta. Qui, fra spazi immensi e paesaggi selvaggi, è ancora possibile sentire il respiro della Terra.
Ushuaia è la città più a sud del mondo. Qui terminano la Ruta 3, la strada che percorre tutta la costa dell'Argentina, e la Carretera Panamericana, che risale la costa occidentale delle Americhe fino all'Alaska. Le cime innevate che la chiudono alle spalle sono le ultime propaggini della catena delle Ande. Di fronte ha un mare che non si sa più se sia Atlantico o Pacifico. Appena oltre, l'immensità ghiacciata dell'Antartico.
La Terra del Fuoco è un luogo troppo mitico perché arrivarci per la prima volta sia come atterrare in un aeroporto qualsiasi. Scendendo dalla scaletta dell'aereo non possiamo fare a meno di provare una forte emozione. Vaghi ricordi di letture infantili si rincorrono e si mescolano con antiche fantasie di vita avventurosa. Qui siamo ai confini della Terra. Ci aspettiamo di trovare un mondo strano, grandioso e notturno come l'Inferno dantesco nelle illustrazioni di Doré.
Ma la realtà che ci troviamo di fronte non collabora molto con la nostra immaginazione. La realtà di Ushuaia è quella di un disordinato grumo di casette prefabbricate, tetti di lamiera ondulata e tralicci per antenne paraboliche. E, dato che siamo in piena estate, l'aria è tiepida e le giornate sono chiare e lunghissime: è tanto se la notte arriva a durare quattro o cinque ore. Durante uno di questi brevi intervalli di oscurità torna a farsi viva la sensazione di essere ripiombati nella terra affascinante e terribile trovata per la prima volta da Magellano. Qua e là intravediamo bagliori di fiamma che tingono il cielo. Ma sono soltanto i pennacchi di fuoco dei pozzi petroliferi, non i grandi falò che ispirarono il nome dell'isola.
Per la verità, il nome attuale non è quello che Magellano aveva annotato nei suoi diari. Scrutando le coste dalla sua nave lui aveva visto solo una miriade di colonne di fumo che salivano da ogni angolo dell'isola. Così pensò di chiamarla Tierra del Humo, «Terra del Fumo». Fu l'imperatore Carlo V che, da grande comunicatore qual era, più tardi decise che Terra del Fuoco era un nome molto più affascinante - e comunque non ci poteva essere fumo senza fuoco.
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